Orff-Schulwerk


La metodologia Orff-Schulwerk Educa il bambino alla musica e al movimento per promuoverne lo sviluppo creativo.
Attraverso l’improvvisazione il bambino crea la sua musica e si connette con altri ambiti di apprendimento e discipline

Di Nicola Pangia*

Fare musica: una breve frase che incarna l’essenza di un’”attiva-azione” che coinvolge tutte le sfere dell’umano. Già l’antica concezione greca della musikè esprimeva l’insieme delle arti presiedute dalle muse: l’unità globale di suono, movimento e linguaggio espressi attraverso la danza, la musica e il teatro. È quindi possibile, per l’adulto come per il bambino, raccontare e raccontarsi, interagire e comunicare in modo creativo attraverso l’emissione vocale oppure generando suono attraverso il corpo o uno strumento musicale. Il musicista, l’attore e il danzatore imitano e mettono in scena la vita nello stesso modo in cui un bambino fa finta di essere veramente il personaggio di una storia che l’ha affascinato. Tutto questo in un processo costantemente in evoluzione, una costruzione e raffinazione che evolve fino a tradursi in arte.

Come supportare pedagogicamente un apprendimento globale “in” musica? Carl Orff all’inizio del secolo scorso ha offerto una risposta concreta: “Educazione elementare alla musica e al movimento”, questa la definizione più appropriata dell’Orff-Schulwerk, laddove per elementare, dal latino elementarius, si intende “intrinseco agli elementi” (in inglese elemental) di sostanza primaria, attinente alle origini, ai principi di base.
La musica è un linguaggio stimolante che attiva emotivamente e praticamente i bambini in tutte le fasi di sviluppo. Essa ci accompagna dalla primissima infanzia verso l’età adulta restando patrimonio e risorsa per l’interazione nel gruppo in quanto espressione di una bellezza propria dell’esistere, condivisa e riconosciuta da tutto il genere umano.

La musica incoraggia e stimola il contatto, l’integrazione nel gruppo, l’espressione di sé e il consolidamento di competenze a 360°. 
La musica può essere considerata, al contempo, il fine come anche uno strumento raffinato per veicolare efficacemente messaggi e contenuti, contribuendo alla crescita di cittadini consapevoli capaci di dialogare al di là degli apparenti limiti culturali o formali.


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